Caro Claudio,
Avrei voluto scrivere queste parole più in la possibile nel tempo ma anche questa volta hai saputo sorprendermi.
La mia carriera sportiva è sempre stata molto legata alla tua. Ricordo ancora nitidamente quella calda mattina di Marzo di cinque anni fa, quando a Cagliari esordii in campionato sostituendoti nella seconda partita, dato che Manager Giurleo voleva preservarti in quanto, come da sempre risaputo, non avevi molta resistenza fisica. Fu un’emozione unica e un’onore assoluto.
Tra i tanti ricordi che ho di te, quello che più mi è rimasto impresso nella memoria di queste stagioni passate insieme è comunque quella tua partita contro la Roma AllBlinds all’Acquacetosa nel Maggio del 2015. Tu rientravi dopo il tuo primo match contro quel male oscuro e perverso che ti aveva colpito ed eri venuto nella capitale, sostanzialmente, per una gita di piacere. Io partii titolare ma dopo circa tre riprese fui sostituito in quanto stavo giocando male e non eseguivo quanto voluto dal nostro allenatore. La presi abbastanza male e protestando mi diressi al dougout. Mi sedetti e egoisticamente continuavo a borbottare tra me e me guardandomi le scarpe. Tu andasti al piatto e quando facesti la tua prima battuta io alzai lo sguardo e ti vidi arrivare salvo in seconda base, poi in terza e da lì andasti a punto, avviando la nostra rimonta. In difesa mettesti altrettanta grinta fino ad arrivare a contenderti una palla col Capitano al limite dello scontro. Grazie alla tua monumentale prestazione riuscimmo a vincere la partita e ti portammo in trionfo cantando “Ce l’Abbiamo solo noi Levantini!”. Quel giorno mi desti una vera lezione di sport, ma soprattutto una straordinaria lezione di vita. Mi insegnasti a non arrendermi neppure di fronte alle peggiori avversità, e a mettere sempre tutto me stesso nel diamante e nella vita.
Tu eri un esempio anche negli allenamenti, perchè trasmettevi serietà e grinta da vendere unite alla classe cristallina dei tuoi fondamentali.
All’inizio della stagione 2017 eri ancora in difficoltà dal punto di vista fisico e Manager Molon qualche settimana prima dell’inizio del Campionato mi disse che avrei dovuto sostituirti all’esterno sinistro. La prima partita del nostro Campionato era il doppio Derby contro i Thunder’s Five Milano, game già fondamentale per il proseguo della stagione. Tu eri lì in panchina a sostenerci ed eri li vicino a me che giocavo nel tuo ruolo. Riuscimmo ad imporci in entrambi gli incontri e io chiusi la seconda partita con tre out consecutivi dall’esterno sinistro, uscendo dal diamante gridando: “Leva questo è per te!”.
Quest’anno sembravi ringiovanito di dieci anni e il tuo rendimento ci sorprendeva di partita in partita, facendoci scoppiare di gioia per ogni tua eliminazione, come quella su Sarwar in semi-finale di campionato o qualche tua poderosa battuta che arrivava a mettere in soggezione anche un fenomeno come Casale.
L’ultimo fotogramma della tua vita sportiva è stato l’ultimo turno di battuta del torneo di fine-stagione dove al Tie break provasti a mettere tutta la forza della quale eri capace per mandare fuori quella pallina e permetterci di passare il turno. La difesa avversaria fece un triplo e tu ne rimanesti molto rammaricato, ma già la settimana dopo eri lì ad allenarti per la prossima stagione agonistica.
La sconfitta ha un sapore amaro caro Leva, proprio lo stesso che abbiamo provato nel apprendere della tua scomparsa. Si possono perdere le partite, anche quelle importanti, ma chi pensa che tu abbia perso quella più importante, cioè quella contro quel male oscuro, si sbaglia.
Tu quella partita l’hai vinta caro Claudio, perché ci hai lasciato tanti insegnamenti che non dimenticheremo mai.
Grazie per la tua pacatezza, grazie per la tua genuina autoironia ma soprattutto grazie per la tua straordinaria voglia di vivere.
Ciao Leva!
Matteo Comi