Il baseball ciechi piange la morte di Claudio Levantini, Presidente dei Lampi Milano, scomparso a soli 51 anni. Se ne va un maestro di autoironia, altruismo e dedizione allo sport, la cui allegria empatica e abbraccio alla vita ci ispireranno a lungo
“The sky is crying, can’t you see the tears rolling down the street”. Ricordate questo struggente standard blues scritto nel 1965 da Elmore James, Morris Levy e Clarence Lewis, interpretato in seguito anche dalle chitarre sofferenti e grondanti di tristezza di Stevie Ray Vaughan, Gary B. B. Coleman ed Eric Clapton? Il cielo basso di questo anomalo autunno milanese deve essersi gonfiato a dismisura di lacrime inconsolabili nella notte tra sabato e domenica, prima di riversare il proprio sbigottimento attonito su una grande famiglia sportiva, del tutto impreparata alla notizia deflagrata rapidamente in tutto il proprio dolore nell’ambiente del baseball per ciechi e non solo. Un’improvvisa crisi respiratoria, causa di un successivo infarto fulminante, ci ha portato via intorno alle 21 di sabato scorso Claudio Flaminio Levantini, Presidente e giocatore dei Lampi Milano, protagonista assoluto del baseball per ciechi e più in generale dello sport meneghino da oltre 30 anni, figura centrale e punto di riferimento imprescindibile nell’ambiente associativo e informatico legato alla disabilità visiva.
È impossibile dipingere, colorare e raccontare con sobrietà sintetica il “Levantini” uomo, atleta, pioniere di ciò che sarebbe puntualmente realizzato davanti ai nostri occhi, piuttosto che il Claudio quasi retrò, attore e cineasta di emozioni in bianco e nero, ultimo tra i gentiluomini, amato profondamente e trasversalmente da molti in quanto simbolo di un’umanità spiritosa, faceta e gentile, purtroppo in via d’estinzione. “Il Leva “, infatti, prima che un grande uomo di sport, è stato fondamentalmente un collezionista di sfide umane, artistiche ed esistenziali continue, spesso vinte grazie a un’etica del lavoro e una programmazione dello sforzo inarrivabile, dolcemente sfumati dalla battuta pronta e da una semplicità disarmante che hanno sovente spiazzato la concorrenza. Quel suo apparente sentirsi spaesato prima di chiedere permesso e farsi strada a bassa voce, se non addirittura in silenzio, ha immediatamente rappresentato il marchio di fabbrica del Presidente Lampi sin dagli esordi in diamante, trasformatosi successivamente nell’arma segreta, vincente e trascinatrice nei numerosi successi individuali e di squadra conquistati a Milano in 17 anni di carriera sfolgorante.
Classe 67, originario di Cinisello Balsamo, Levantini si affacciò al baseball per ciechi nel 2001 con la casacca Thunder’s 5 Milano nella stagione d’esordio per l’unica formazione meneghina allora iscritta al Campionato AIBXC. Si distinse immediatamente per la comprensione fulminea delle dinamiche del nostro gioco, palesando ottime doti di battitore intelligente e duttile, non esattamente uno slugger, ma di grande costanza al piatto, medie battuta e punti battuti a casa già interessanti. La stagione 2005 lo incoronò definitivamente tra i grandi del nostro baseball: i Tuoni infatti trionfarono in Campionato e Coppa Italia, ponendo le basi di quell’egemonia che successivamente avrebbe permesso ai meneghini di De Regny, Rossi, Crippa e Novali di dominare le scene AIBXC per quasi un decennio. In coda a quella stagione trionfale, “Il Leva” sentì comunque già l’esigenza di alzare la propria asticella personale ed abbracciò l’ennesima sfida sportiva fondando insieme ad alcuni transfughi dai Tuoni la seconda formazione milanese, i Lampi Milano.
Il carisma silenzioso di Claudio plasmò progressivamente e indelebilmente la crescita umana, tecnica e personale di ciascuno dei Lampi, culminando nel biennio d’oro 2013-2014 con la doppietta tricolore sotto la guida in dug-out di manager Giurleo, trionfo del tutto inaspettato nell’ambiente in cui le pennellate d’autore di un trascinatore sempre più lucido, saggio e diabolico come Levantini furono universalmente riconosciute da compagni e avversari.
Contestualmente ai trionfi in diamante, Claudio e la moglie Michela riuscirono addirittura a bucare clamorosamente gli schermi cinematografici grazie all’apparizione geniale all’interno del documentario “Per Altri Occhi” sotto la regia di un Silvio Soldini in stato di grazia, spaccato verista, asciutto, estremamente divertente ed autoironico, regalato dal grande regista lombardo al mondo della disabilità visiva.
All’inzio del 2015 primi problemi di salute per Claudio che tuttavia non ne frenano l’ardore agonistico, costretto ad una breve sosta ai box in avvio di Campionato, per poi ripresentarsi col botto e lasciare tutti a bocca aperta a maggio all’Acqua Acetosa contro la Roma All Blinds: schierato a sorpresa da skipper Giurleo al posto di un Comi nervoso e abulico nella parte centrale del match, il nostro “re dell’understatement”, al rientro ufficiale dopo il primo match pugilistico sostenuto contro il male oscuro, si presenta sfavillante al piatto, piazza una velenosa che elude l’arcigna difesa dei capitolini prima di involarsi con leggiadria disarmante verso terza base e poi a casa, segnando di fatto il punto che avrebbe scatenato la rimonta dei milanesi culminata con un successo a dir poco rocambolesco, ispirato dalla prestazione monumentale di un atleta aggregato alla spedizione Lampi per tifare dal dug-out.
Questa è solo una delle innumerevoli lezioni di sport e di vita che ci ha regalato Claudio in questi anni, giocatore, anima bella, affascinato dalle dinamiche intrinseche e strampalate che smuovono questo spettacolo buffo chiamato “Comédie de l’art” di cui “Il Leva” è stato tante volte regista, interprete principale, stella cometa, ma soprattutto compagno di viaggio prezioso, amico vero e divulgatore a suo modo di classe cristallina, serietà dall’allenamento alla partita e grinta da vendere che difficilmente troveranno interpreti tanto lungimiranti.
Nonostante il peggioramento di salute nelle ultime due stagioni, Claudio non ha mai palesato evidenti defaillance fisiche o mentali, contribuendo con mazza, guantone e carisma silente ai successi dei Lampi, finalisti scudetto e Coppa Italia 2018. Quest’anno, a detta di tutti, sembrava persino ringiovanito di 10 anni, impressione suffragata da picchi di rendimento, specie in difesa, che hanno piacevolmente ingannato la macchina del tempo. L’ultimo fotogramma della carriera speciale di una persona unica ci regala un Claudione sorridente al piatto, sotto di due punti nel tie-break del quarto di finale tra Lampi e Umbria Redskins durante il “Torneo di Fine Stagione” ai primi di ottobre: basi piene, Leva con in mente l’ennesimo giro di mazza in grado di far saltare il banco. Il triplo di Oliveri spegneva le speranze Lampi sulla smorfia di rammarico di un Claudio che, una volta di più, ci aveva provato a cambiare il corso della storia.
Chiudiamo questo ritratto impegnativo del Nostro Presidente con la testimonianza di Matteo Comi, compagno di squadra profondamente legato ed ispirato dal Leva giocatore e uomo, seguita dalle parole tanto commoventi quanto semplici e dirette della moglie Michela. Ha scritto Comi in una lettera intensa letta ieri dall’assistant coach dei Lampi, Napolitano, al funerale di Claudio: “La sconfitta ha un sapore amaro, caro Leva, proprio lo stesso che abbiamo provato nell’apprendere della tua scomparsa…. Si possono perdere le partite, anche quelle importanti, ma chi pensa che tu abbia perso quella più importante, quella contro quel male oscuro, si sbaglia. Tu quella partita l’hai vinta, caro Claudio, perché ci hai lasciato tanti insegnamenti che non dimenticheremo mai. Grazie per la tua pacatezza, grazie per la tua autoironia ma soprattutto grazie per la tua straordinaria voglia di vivere”.
AIBXC, Lampi e Tuoni si sono stretti in questi giorni intorno alla famiglia di Claudio, a Michela, che ha voluto ringraziare le tantissime persone passate a salutare “Il Leva” e i Lampi che hanno cercato di inserire nel feretro del grande campione meneghino una pallina sonora, simbolo del nostro gioco.
“Stamattina Salvatore mi ha portato una pallina AIBXC perché accompagnasse Claudio, ma non me lo hanno permesso a causa dei sonagli in metallo. Allora io gli ho messo una pallina da baseball, diciamo normale che avevamo preso da qualche parte, un po’ usata. Ho pensato che tanto adesso Claudio potrà fermare anche le palline senza i sonagli o comunque, si butterà un po’ a caso come diceva di fare spesso”.
Batti, corri, tuffati, Presidente: il cielo continua a piangere, ma tu prosegui a suonare quelle melodie strampalate, caro pianista, canta i pezzi del tuo Guccini, De Andrè o Vecchioni ancora più forte e spara i tuoi homerun ancora più lontano: insomma, Leva, ricordati ogni tanto di spogliarti elegantemente del tuo basso profilo. Dobbiamo e vogliamo sentirti ancora quaggiù.
Matteo Briglia